Corso di storia dell'economia: Economia della Globalizzazione

L’economia della globalizzazione
Dinamiche, attori e contraddizioni del sistema economico mondiale
Introduzione
L’espressione economia della globalizzazione designa il complesso sistema economico, produttivo e finanziario che, a partire dal secondo dopoguerra e in modo accelerato dagli anni Ottanta del Novecento, ha progressivamente connesso tra loro le economie nazionali in un unico spazio interdipendente e competitivo¹. Essa rappresenta l’esito di processi storici di lunga durata — commerciali, tecnologici e culturali — che hanno dissolto gran parte dei confini economici, favorendo una crescente mobilità di merci, capitali, informazioni e persone. Tuttavia, tale interdipendenza, se da un lato ha favorito la crescita economica globale, dall’altro ha prodotto nuove forme di squilibrio e vulnerabilità sistemica².
1. Il commercio internazionale e l’interdipendenza produttiva
Uno dei pilastri fondamentali dell’economia della globalizzazione è rappresentato dal commercio internazionale, che ha conosciuto un’espansione esponenziale grazie all’abbattimento delle barriere tariffarie e all’avvento di accordi multilaterali sotto l’egida del GATT e, successivamente, dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC)³.
La liberalizzazione degli scambi ha permesso una ricomposizione geografica della produzione, con la nascita delle catene globali del valore: reti produttive in cui ciascun paese contribuisce a una parte del processo industriale, specializzandosi in base al vantaggio comparato. Un computer o un’automobile, oggi, non sono più prodotti in un singolo luogo, ma sono il risultato della cooperazione (e competizione) tra decine di economie interconnesse⁴.
Esempio emblematico è la produzione di uno smartphone: progettato negli Stati Uniti, assemblato in Cina, con componenti elettroniche provenienti da Corea del Sud, Giappone e Taiwan. Questo modello produttivo globale ha aumentato l’efficienza e ridotto i costi, ma ha anche reso le economie vulnerabili a shock esterni, come emerso durante la pandemia di COVID-19⁵.
2. Investimenti, finanza e multinazionali
Altro motore della globalizzazione è costituito dagli investimenti diretti esteri (IDE), che hanno consentito alle imprese multinazionali di estendere la propria presenza produttiva e commerciale in più paesi. Le multinazionali sono oggi veri e propri attori geopolitici: gestiscono filiere produttive transnazionali, influenzano le politiche economiche e, talvolta, superano per dimensione economica gli Stati nazionali⁶.
Parallelamente, la finanziarizzazione dell’economia ha accresciuto l’integrazione dei mercati globali dei capitali. L’abolizione dei controlli sui movimenti di capitale e lo sviluppo delle tecnologie digitali hanno reso possibile la circolazione immediata di enormi flussi finanziari. Tuttavia, ciò ha introdotto elementi di instabilità strutturale, rendendo i sistemi economici più sensibili a crisi speculative, come quella del 2008⁷.
3. Tecnologia, comunicazione e trasformazioni del lavoro
La rivoluzione digitale ha costituito il principale catalizzatore del processo di globalizzazione. Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) hanno reso possibile la gestione in tempo reale di imprese distribuite su scala mondiale, la crescita dell’e-commerce e la diffusione delle piattaforme digitali⁸.
Queste innovazioni hanno però trasformato radicalmente anche il mercato del lavoro. Da un lato, si è assistito a un aumento della produttività e alla creazione di nuove professioni legate all’economia della conoscenza; dall’altro, alla precarizzazione dei rapporti di lavoro, alla delocalizzazione e all’erosione dei diritti sindacali in molti paesi industrializzati⁹.
4. Disuguaglianze e sfide globali
La globalizzazione non ha distribuito i suoi benefici in modo uniforme. Le disuguaglianze tra paesi sono diminuite in parte — grazie alla crescita delle economie emergenti come Cina e India — ma quelle all’interno dei paesi sono aumentate in modo significativo¹⁰.
Inoltre, la corsa alla competitività ha generato esternalità ambientali di grande portata: inquinamento, sfruttamento delle risorse naturali e cambiamento climatico. La delocalizzazione industriale ha spesso trasferito l’inquinamento dai paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo, aggravando i divari ambientali globali¹¹.
5. Istituzioni globali e governance economica
L’economia della globalizzazione si regge anche su una rete di istituzioni internazionali nate per regolare i flussi economici e prevenire crisi sistemiche. Tra queste figurano il Fondo Monetario Internazionale (FMI), la Banca Mondiale e l’**Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC)**¹².
Tuttavia, tali istituzioni sono state spesso criticate per il loro approccio top-down, accusato di favorire gli interessi delle potenze economiche dominanti a scapito dei paesi più deboli¹³. Le crisi del debito del Sud del mondo negli anni Ottanta e Novanta hanno messo in luce i limiti di un modello di sviluppo basato sull’apertura dei mercati senza adeguati strumenti di protezione sociale e ambientale.
Conclusione
L’economia della globalizzazione si presenta oggi come un sistema complesso e ambivalente. Da un lato, essa ha favorito la crescita economica mondiale, la diffusione delle conoscenze, l’innovazione tecnologica e la riduzione della povertà estrema in alcune regioni del pianeta. Dall’altro, ha generato nuove fragilità, amplificando le disuguaglianze e la vulnerabilità degli Stati nazionali ai cicli finanziari globali.
Nel mondo post-pandemico, si assiste a una riconsiderazione critica della globalizzazione: le tensioni geopolitiche, la crisi energetica e la transizione ecologica stanno spingendo verso modelli di sviluppo più resilienti e regionalizzati, come il friend-shoring o il near-shoring¹⁴.
In prospettiva, la sfida principale consisterà nel conciliare apertura economica e sostenibilità sociale, promuovendo una governance globale più equa, in grado di armonizzare crescita, giustizia e tutela ambientale. Solo così la globalizzazione potrà evolvere da processo di integrazione economica a progetto condiviso di sviluppo umano universale.
Note
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A. Giddens, Runaway World: How Globalization is Reshaping Our Lives, Routledge, 1999.
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J. Stiglitz, Globalization and Its Discontents, W.W. Norton, 2002.
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P. Krugman – M. Obstfeld, Economia internazionale, Pearson, 2018.
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R. Baldwin, The Great Convergence: Information Technology and the New Globalization, Harvard University Press, 2016.
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OCSE, Global Value Chains after the COVID-19 Crisis, Paris, 2021.
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D. Rodrik, The Globalization Paradox, Oxford University Press, 2011.
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B. Eichengreen, Globalizing Capital: A History of the International Monetary System, Princeton University Press, 2019.
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M. Castells, The Rise of the Network Society, Wiley-Blackwell, 2010.
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S. Sassen, Expulsions: Brutality and Complexity in the Global Economy, Harvard University Press, 2014.
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T. Piketty, Il capitale nel XXI secolo, Bompiani, 2014.
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J. Sachs, The Age of Sustainable Development, Columbia University Press, 2015.
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FMI, World Economic Outlook, Washington D.C., 2023.
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D. Harvey, A Brief History of Neoliberalism, Oxford University Press, 2005.
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McKinsey Global Institute, Global Value Chains in a Changing World, 2023.
Bibliografia essenziale
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Baldwin, R. (2016). The Great Convergence: Information Technology and the New Globalization. Harvard University Press.
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Giddens, A. (1999). Runaway World: How Globalization is Reshaping Our Lives. Routledge.
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Krugman, P., & Obstfeld, M. (2018). Economia internazionale. Pearson.
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Piketty, T. (2014). Il capitale nel XXI secolo. Bompiani.
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Stiglitz, J. (2002). Globalization and Its Discontents. W.W. Norton.
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Rodrik, D. (2011). The Globalization Paradox. Oxford University Press.
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