Corso di storia dell'economia: Sen 1933
Amartya Kumar Sen 1933

Amartya Kumar Senteoria, metodo e impatto di un’economia “con le persone dentro”
Amartya Kumar Sen (Santiniketan, 1933) è uno dei pochissimi economisti del Novecento capaci di spostare il baricentro della disciplina: dalla massimizzazione di grandezze aggregate (reddito, output, utilità) alla valutazione sostantiva della vita umana—che cosa le persone possono fare ed essere. Il suo percorso incrocia economia del benessere, teoria delle scelte sociali, misurazione della povertà e della disuguaglianza, economia dello sviluppo, filosofia morale e politica. Il Nobel 1998 gli riconosce non un singolo teorema, ma una ricostruzione concettuale: “sviluppo” come espansione delle libertà (opportunità reali, non solo reddito) e “benessere” come capabilities (capacità effettive).
Di seguito un profilo critico articolato: le fondamenta teoriche, i risultati formali, l’architettura normativa (capabilities), le metriche multidimensionali, l’analisi delle carestie, il rapporto con la democrazia, fino ai nodi controversi.
1) Dalla scelta individuale alla scelta collettiva: diritti, efficienza e impossibilità
1.1 Arrow e oltre
Sen lavora dentro e contro la tradizione dell’economia del benessere formale. Il punto di partenza è il teorema di Arrow: data una funzione di aggregazione delle preferenze individuali in un ordine sociale, non esiste (con condizioni “ragionevoli”: dominio universale, Pareto, indipendenza dalle alternative irrilevanti, non-dittatura) un metodo perfetto. Sen non “aggira” Arrow; ne esplicita la portata: l’aggregazione è impossibile se si pretende informazione solo ordinale sulle preferenze. Ne consegue che l’economia del benessere deve ampliare la base informativa: non solo preferenze, ma giudizi su libertà, capacità, diritti, distribuzione, giustizia.
1.2 Il paradosso liberale (1970)
Nel saggio divenuto classico (“impossibilità di un liberale paretiano”), Sen mostra che un minimo di diritti individuali (es. ciascuno decide sulle proprie letture) può confliggere con l’efficienza paretiana e l’IIA. Conclusione: non possiamo pretendere insieme efficienza, indipendenza e diritti “di scelta ultima” senza entrare in contraddizione. Il valore filosofico del risultato è netto: i diritti hanno un costo in termini di efficienza formale; dunque i criteri di benessere devono essere plurali e trasparentemente bilanciati, non “assorbiti” dall’ottimo paretiano.
1.3 Razionalità, simpatia e impegno
In On Ethics and Economics e Rationality and Freedom, Sen critica l’identificazione della razionalità con la mera coerenza interna delle preferenze. Distingue fra sympathy (l’utilità altrui entra nella mia) e commitment (agisco contro il mio interesse per ragioni morali): quest’ultimo non è riducibile a utilità estesa. La razionalità è ragion pratica: aperture al discorso, revisione di preferenze, motivazioni non egoistiche. È un recupero di Smith (spettatore imparziale) contro le caricature dell’homo oeconomicus.
2) Misurare povertà e disuguaglianza: dagli assiomi agli indici
2.1 Axioms matter
In On Economic Inequality (1973) Sen propone un approccio assiomatico alla misurazione:
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Anonimato (indipendenza dall’identità delle persone),
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Invarianza di scala (unità di misura),
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Principio di trasferimento (un trasferimento dai poveri ai ricchi aumenta l’ineguaglianza),
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Decomponibilità (utile ma non imprescindibile).L’idea è spostare il dibattito da “quale indice?” a “quali proprietà desideriamo?”.
2.2 L’indice di povertà di Sen
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l’intensità media della povertà (, income gap ratio),
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la disuguaglianza tra i poveri (, Gini entro il sottoinsieme dei poveri).Una forma nota è:
2.3 Oltre il reddito: capability deprivation
La vera svolta è però interpretativa: il reddito è mezzo, non fine. Due individui con lo stesso reddito possono convertirlo in benessere in modo assai diverso (salute, discriminazioni, bisogni speciali). La povertà diventa privazione di funzionamenti (essere ben nutriti, essere alfabetizzati, muoversi, partecipare) e di capability set (l’insieme delle combinazioni di funzionamenti realizzabili).
3) Capabilities: il lessico normativo di Sen
3.1 Funzionamenti e capacità
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Funzionamenti: stati/attività di valore (essere in salute, apprendere, lavorare senza sfruttamento, partecipare).
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Capabilities: opportunità reali di scegliere fra vettori di funzionamenti.Quindi il benessere non è “quanto possiedi” ma “che vita puoi condurre”. Le libertà hanno un ruolo costitutivo (sono esse stesse benessere) e strumentale (generano altri risultati).
3.2 Pluralismo valutativo e “apertura”
Sen rifiuta un elenco chiuso (a differenza della versione neo-aristotelica di Nussbaum) e insiste su proceduralià e pubblica ragione: le società devono deliberare quali capabilities siano “centrali” in un dato contesto. Questo evita sia l’arbitrarietà tecnocratica sia il relativismo, puntando su imparzialità aperta (alla Smith): includere punti di vista esterni e interni nel giudizio.
3.3 Da teoria a prassi: indicatori multidimensionali
Il passaggio operativo—imperfetto ma fecondo—ha ispirato:
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l’HDI (aspettativa di vita, istruzione, reddito),
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gli indici di povertà multidimensionale (sulla scia assiomatica Alkire–Foster),
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i dashboard “oltre il PIL” e la Commissione Stiglitz–Sen–Fitoussi.Sen è lucido sui limiti: pesi e soglie restano scelte normative, ma meglio discutere apertamente i giudizi di valore che nasconderli nel PIL.
4) Carestie, diritti e informazione: l’approccio degli “entitlements”
4.1 Poverty and Famines (1981): la tesi forte
Le grandi carestie non richiedono un calo dell’offerta aggregata di cibo (Food Availability Decline). Possono nascere da fallimenti di entitlements: l’insieme dei pani e beni che una persona può rivendicare in base a diritti di proprietà, scambio, lavoro e trasferimenti. Tipologie:
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Production-based failure (crollo della propria produzione),
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Trade-based failure (peggiora il prezzo relativo dei beni venduti),
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Own-labor failure (caduta del salario reale),
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Transfer failure (interruzione di aiuti, remittances, welfare).Il caso del Bengala 1943: non mancava cibo in senso fisico, ma i braccianti perdevano potere d’acquisto; i mercati—non regolati—scaricavano lo shock sugli ultimi.
4.2 Democrazia e carestie
La tesi empirica più discussa di Sen: “Le carestie non accadono in democrazie con stampa libera e elezioni competitive”. Meccanismo: accountability e flusso informativo (media) rendono politicamente insostenibile l’inazione. Non equivale a dire che le democrazie eliminino la malnutrizione cronica; significa che prevenire eventi catastrofici è più probabile dove l’opinione pubblica può sanzionare.
5) Sviluppo come libertà: dalla crescita alle capabilities
In Development as Freedom (1999) e The Idea of Justice (2009), Sen salda economia e filosofia: lo sviluppo è l’espansione congiunta di libertà sostanziali (politiche, economiche, sociali, di trasparenza e sicurezza). Le libertà sono:
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Costitutive (vivere senza fame, istruirsi, partecipare è già sviluppo),
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Strumentali (abilitano crescita, salute, innovazione).
Contro le visioni transcendental-institutional (alla Rawls, nella sua lettura), Sen propone una giustizia comparativa: non serve una società “perfetta” per giudicare; possiamo ridurre ingiustizie identificabili con argomenti pubblicamente difendibili.
6) Dalla teoria alla politica economica: linee guida
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Valutazione multidimensionale delle politiche: scuola, salute, sicurezza alimentare, diritti civili come input e output dello sviluppo.
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Targeting e diritti sociali: la povertà non è solo trasferimenti monetari ma capacità di conversione (trasporti, sanità di base, acqua pulita, energia).
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Genere: Sen ha portato in primo piano le disparità intra-familiari (“missing women”): le decisioni domestiche non sono “nuclei cooperativi benevoli” per definizione.
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Etica pubblica: scegliere pesi, soglie, trade-off alla luce del giorno (deliberazione, non formula occulta).
7) Nodi critici e risposte
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“Indeterminatezza” delle capabilities
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Critica: senza una lista fissa tutto diventa negoziabile.
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Replica seniana: l’“apertura” è una virtù democratica, non un bug. Serve pubblica ragione e imparzialità aperta per stabilire liste contestuali, rivedibili.
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Misurabilità
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Critica: come misurare opportunità non realizzate?
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Replica: si usano proxy osservabili (funzionamenti chiave) con indicatori multipli; meglio un’approssimazione trasparente che l’equivoco di un PIL onnivoro.
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Pesi e arbitrarietà
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Critica: perché un anno di vita varrebbe quanto X anni di scuola?
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Replica: i pesi sono scelte valoriali: vanno giustificate pubblicamente (surveys deliberativi, robuste analisi di sensibilità).
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Democrazia e carestie
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Critica: esistono crisi alimentari gravi in democrazie.
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Replica: la tesi riguarda le grandi carestie (collassi acuti), non la malnutrizione cronica; e indica meccanismi (stampa, elezioni) più che una legge deterministica.
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Economia positiva vs normativa
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Critica: Sen “moralizza” l’economia.
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Replica: ogni metrica incarna valori; Sen rende espliciti i giudizi normativi, potenziando la razionalità pubblica delle scelte.
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8) Lessico operativo (in breve)
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Headcount:.
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Gap medio:.
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Indice di Sen:.
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Welfarismo: benessere sociale come funzionedi utilità individuali.
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Non-welfarismo (alla Sen):dipende anche da informazioni non utilitarie (diritti, capabilities, dispersione).
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Capability set: insieme delle combinazioni di funzionamenti realizzabili dati mezzi, caratteristiche personali, ambiente sociale e istituzioni.
9) Opere chiave (selezione ragionata)
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Collective Choice and Social Welfare (1971): architrave teorico su scelta sociale, impossibilità e informazione ampia.
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On Economic Inequality (1973): assiomatica della disuguaglianza; primi indici di povertà robusti.
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Poverty and Famines (1981): teoria degli entitlements; capovolgimento della lettura “malthusiana”.
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Commodities and Capabilities (1985): manifesto breve del capability approach.
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On Ethics and Economics (1987): reintegrare etica e economia.
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Development as Freedom (1999): sintesi divulgativa alta; sviluppo = espansione delle libertà.
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The Idea of Justice (2009): giustizia comparativa, imparzialità aperta.
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Con Stiglitz–Fitoussi (2010): agenda “Beyond GDP”.
10) Eredità
L’impronta di Sen è trasversale: dagli indicatori ONU alle valutazioni di impatto sociale, dalla progettazione di politiche contro la povertà alla filosofia politica contemporanea. Il suo contributo più profondo è metodologico: espandere la base informativa delle scelte collettive e rendere pubblico il contenuto valoriale dell’economia.
In tempi di metriche facili e dashboard pletorici, Sen ci ricorda due cose difficili:
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non esiste un numero che riassuma la vita buona;
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la razionalità non è l’assenza di valori, ma la capacità di discuterli—alla luce del mondo reale che intendiamo migliorare.
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