Corso di storia dell'economia: Yellen 1946

Janet Yellen 1946

Janet Yellen (1946) — analisi critica e ragionata

Sintesi in una frase. Janet L. Yellen è un’economista di stampo pragmatico-keynesiano che ha combinato una solida carriera accademica con ruoli chiave nella politica economica americana: prima donna a guidare la Federal Reserve (2014–2018) e, successivamente, a ricoprire il ruolo di Segretaria del Tesoro (2021–2025).


1. Formazione e profilo intellettuale

Yellen è laureata in economia a Brown e ha conseguito il PhD a Yale (dissertazione sotto la guida di James Tobin). Lavoro accademico e insegnamento (Harvard, LSE, UC-Berkeley—Haas) le hanno dato una solida base teorica e una reputazione di economista empirista interessata al mercato del lavoro, alle istituzioni e all’impatto sociale delle politiche macroeconomiche.

Dal punto di vista teorico, Yellen ha contribuito alla letteratura sulle efficiency wages e sulle dinamiche del mercato del lavoro (lavori con Akerlof e altri), temi che spiegano l’importanza di salari reali, costi di turnover e di comportamento aziendale nella comprensione della disoccupazione involontaria. Questo impianto teorico spiega perché la sua politica sia stata storicamente attenta al mercato del lavoro e al «costo umano» della disoccupazione.


2. Ruoli pubblici: pratiche e scelte (Fed e Tesoro)

Al Federal Reserve (2014–2018) Yellen guidò la banca centrale in una fase di graduale normalizzazione dopo la crisi 2008–2013: politica monetaria ancora accomodante finché il mercato del lavoro non migliorò, poi aumenti graduali dei tassi per ritornare a condizioni più «neutre». Sotto la sua guida il tasso di disoccupazione scese in modo significativo, mentre l’inflazione rimase per la maggior parte del periodo sotto il target formale del 2%. Il suo approccio fu definito attento al lavoro (job-rich recovery) e cautamente orientato a evitare di strozzare la ripresa prematuramente.

Al Tesoro (2021–2025) Yellen passò a un ruolo più esplicitamente politico-fiscale: sostenitrice di interventi fiscali robusti per evitare «long-term scarring» dovuto alla pandemia (American Rescue Plan), promotrice della cooperazione internazionale su tassazione (Pillar Two / global minimum tax) e centrale nella gestione di crisi fiscali e finanziarie (avvisi sul debt ceiling, sanzioni e misure contro la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina). Queste scelte mostrano un’economia della responsabilità sociale — usare strumenti pubblici per evitare costi sociali elevati — combinata con una forte passione per l’azione multilaterale.


3. Politica economica e cornice teorica: pragmatismo keynesiano

Tre tratti ricorrenti nel suo operare:

  1. Priorità al lavoro — per Yellen il mandato della politica economica include il costo umano della disoccupazione; l’obiettivo di pieno impiego è centrale nella scelta tra stimolo e austerità.
  2. Fallibilismo e prudenza — preferenza per graduali correzioni (tassi che salgono lentamente; monitoraggio delle dinamiche di inflazione) e per misure che lascino spazio per le correzioni se necessario.
  3. Internazionalismo e coordinamento — sostegno a regole globali (es. accordo OCSE per la tassa minima) e all’uso dello strumento finanziario estero (sanzioni) come leva geopolitica ed economica.

Questa combinazione rende Yellen un “pragmatico con radici keynesiane”: crede nell’azione pubblica quando il mercato da solo genera perdite sociali permanenti, ma è anche attenta ai rischi di esercitare politiche che possano minare stabilità e fiducia.


4. Risultati concreti e tensioni empiriche

Punti forti riconosciuti

  • Mercato del lavoro: sotto la sua guida alla Fed la disoccupazione diminuì notevolmente e la creazione di posti di lavoro fu costante; come Segretaria del Tesoro ha difeso l’uso di misure fiscali per salvare posti di lavoro e limitare il danno sociale della pandemia.
  • Leadership internazionale: ruolo chiave nel negoziare e sostenere il pacchetto OCSE sulla tassazione aziendale e nel coordinamento di sanzioni finanziarie multilingue.

Critiche e limiti

  • Inflazione post-pandemia (2021–2023): la grande polemica — e il test più visibile delle sue scelte — riguarda il ruolo che il massiccio stimolo fiscale e le politiche monetarie accomodanti abbiano avuto nell’alimentare l’inflazione. Yellen — e più in generale l’amministrazione Biden e la Fed di quel periodo — hanno sostenuto che fattori di offerta (cuori delle catene globali di fornitura, shock dell’energia, ecc.) spieghino gran parte del picco; tuttavia critici (accademici e commentatori) hanno sottolineato che la dimensione e la tempistica del sostegno fiscale hanno aumentato la domanda in un momento in cui l’offerta era compressa, contribuendo così ai rialzi dei prezzi. Yellen stessa ha in seguito ammesso che la spesa può aver contribuito “a poco” all’inflazione; contemporaneamente ha difeso il bilancio netto del sostegno come necessario per salvare lavori e redditi. Questa ambivalenza è al centro del dibattito sul suo bilancio politico.

  • Tecnocrazia vs. politica: Yellen è spesso vista come una figura che cerca compromessi istituzionali. Per i fautori di misure più radicali (a sinistra) può apparire troppo cauta; per i critici fiscali (a destra) è invece troppo favorevole al grande governo. La sua capacità di conciliare questi fronti è stata una risorsa politicamente utile ma ha anche limitato l’impatto trasformativo di alcune riforme. (fonti critiche e di contesto).


5. Giudizio critico complessivo

Janet Yellen è una figura che vale analizzare per due motivi collegati:

  1. Coerenza teorico-pratica. Le sue scelte pubbliche si radicano in un set teorico definibile come «keynesiano pragmatico» e in ricerche accademiche (mercato del lavoro, efficiency wages) che valorizzano l’effetto distributivo e occupazionale delle politiche. Questo dà coerenza alle sue azioni: preferire stimoli quando il rischio di danno sociale è elevato; usare l’azione pubblica coordinata per correggere fallimenti (mercato, esternalità geopolitiche).

  2. I limiti dell’era della grande politica. Le sue scelte hanno dovuto confrontarsi con vincoli nuovi (catene del valore globalizzate, politiche energetiche, rialzi dei prezzi post-pandemia) che hanno reso inevitabili trade-off. La critica principale — che il sostegno fiscale abbia contribuito all’inflazione — è fondata su una lettura che attribuisce più peso alla domanda rispetto ai colli di bottiglia di offerta; la risposta di Yellen (e della squadra economica) è stata però argomentabile: la priorità era evitare danni permanenti al mercato del lavoro e all’economia reale. Il giudizio storico su questa scelta richiederà tempo e studi quantitativi approfonditi.

In sintesi: Yellen merita credito per avere portato al centro delle principali istituzioni finanziarie l’obiettivo del lavoro e della protezione sociale, e per aver saputo navigare scenari internazionali complessi; ma rimane una figura che non poté evitare trade-off politici ed economici molto visibili, e su cui le valutazioni restano divise.


6. Letture e risorse consigliate (rapida bibliografia ragionata)

  • Pagina ufficiale del Federal Reserve History (biografia e attività come Chair).
  • Siti e comunicati del U.S. Treasury (policy papers, Pillar Two, dichiarazioni sul Rescue Plan e sulle sanzioni).
  • Articolo su The Atlantic e The New Yorker per letture critiche e interpretative della gestione dell’inflazione e della filosofia politica-economica di Yellen.
  • Akerlof & Yellen e lavori su efficiency wages per entrare nel suo contributo accademico principale.

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