Corso di storia dell'economia: Deaton 1945

Sir Angus Stewart Deaton 1945

Sir Angus S. Deaton e la microdata revolution

1. Identità, formazione e incarichi principali

Sir Angus Stewart Deaton (Edimburgo, 19 ottobre 1945) è uno degli economisti applicati più influenti della seconda metà del Novecento e dei primi decenni del XXI. Dopo gli studi a Fettes e a Fitzwilliam College (Cambridge), dove si forma sotto la guida di Richard Stone, insegna a Bristol per poi trasferirsi a Princeton (1983), dove è stato Dwight D. Eisenhower Professor of Economics and International Affairs (ora Emeritus). Nel 2015 ha ricevuto il Premio Nobel per l’Economia “per le sue analisi sui consumi, sulla povertà e sul welfare”.


2. Contributi scientifici centrali (panoramica)

Sintetizzando, i contributi più significativi di Deaton possono essere raggruppati così:

  • Teoria della domanda e misure praticheAn Almost Ideal Demand System (con John Muellbauer, 1980) ha fornito un sistema flessibile e stimabile per analizzare la domanda dei consumatori e fare analisi di benessere.
  • Collegamento micro–macro nei consumi — Deaton ha investigato la relazione tra scelte individuali e comportamenti aggregati del consumo, mettendo in luce paradossi empirici che hanno costretto a ripensare versioni semplicistiche dell’ipotesi del reddito permanente. (su queste questioni è noto il cosiddetto “Deaton paradox”).
  • Misurazione della povertà e del benessere — forte attenzione ai dati di microindagine (household surveys) come base per misure affidabili di povertà e welfare; insieme a contributi metodologici ha promosso una cultura della misura attenta alle fonti e agli errori.
  • Economia della salute e sviluppo — studi su salute, mortalità e benessere, inclusi i lavori con Anne Case su “deaths of despair” e sulle dinamiche di mortalità negli USA.
  • Metodologia ed epistemologia applicata — critico verso gli eccessi di alcune pratiche empiriche (es. l’uso acritico delle RCT) e delle semplificazioni aggregate: privilegia l’accoppiata teoria–dati micro per rispondere a domande di policy.

3. Due risultati tecnici che hanno cambiato la disciplina

3.1 Almost Ideal Demand System (AIDS)

Il modello AID(S) è al tempo stesso elegante e pragmatico: fornisce una specificazione funzionale che è coerente con i principi della teoria del consumo (omogeneità, simmetria) e sufficientemente flessibile per applicazioni empiriche e analisi di benessere. Il suo successo deriva dall’aver reso operativa — e facilmente stimabile — una teoria della domanda usabile su dati reali (consumi, prezzi, redditi), diffondendosi rapidamente in applicazioni di politica fiscale, valutazioni di impatto e studi sulla spesa delle famiglie.

3.2 Il “paradosso” dei consumi e la critica al modo in cui interpretiamo la smoothness del consumo

Deaton ha insistito sul fatto che osservazioni a livello individuale e a livello aggregato possono suggerire conclusioni diverse: la semplice applicazione dell’ipotesi di reddito permanente (PIH) incontra risultati empirici inattesi quando si esaminano serie individuali o si considera la persistenza degli shock. Questo problema — discusso in vari saggi e paper — ha stimolato una letteratura intensa su aspettative, incompletezza dei mercati finanziari, eterogeneità degli agenti e frizioni che spiegano perché il comportamento osservato non coincide con le predizioni più semplici.


4. Approccio metodologico e impulso alla “microdata revolution”

Forse l’eredità metodologica più duratura di Deaton è stata la valorizzazione delle indagini sulle famiglie come base per inferenze robuste sul benessere e sulla salute pubblica. Dove alcuni economisti si fidavano di serie aggregate e modelli rappresentativi, Deaton ha spesso insistito perché si guardasse al comportamento effettivo delle famiglie — questioni di misurazione, definizione di poveri, pricing implicito, bias di copertura — e perché teoria e strumenti empirici fossero coerenti fra loro. Questo approccio ha rivitalizzato parte dello sviluppo empirico e ha influenzato politiche sulla misurazione della povertà e sull’uso di indicatori di benessere.


5. Critiche e controversie scientifiche (rigore critico)

5.1 Su RCT e rigore empirico

Negli ultimi anni Deaton — insieme a Nancy Cartwright — ha prodotto lavori critici sulle pretese dei trial randomizzati (RCT) come fonte esclusiva di “evidenza” per le politiche di sviluppo: la tesi non è che gli RCT siano inutili, ma che spesso vengono interpretati come risultati universali anziché come pezzi di un mosaico conoscitivo che richiede teorie, contesti e plausibilità esterna. Questa posizione ha generato ampi dibattiti: molti riconoscono i limiti dei trial, ma altri ricordano anche la loro utilità per isolare effetti causali quando ben progettati; la questione rimane dunque contestata e non risolta in termini netti.

5.2 Sul tema dell’aiuto internazionale

Nei suoi scritti divulgativi (p. es. The Great Escape) Deaton è scettico circa l’efficacia indiscriminata dell’aiuto estero: argomenta che grandi flussi di aiuto possono indebolire istituzioni locali e creare incentivi perversi per il governo ricevente. Molti hanno salutato come salutare questa cautela teorica; altri gli hanno rimproverato l’uso di argomentazioni a volte più aneddotiche che basate su evidenze sperimentali sistematiche. Il dibattito è vivo e pone una domanda essenziale: come conciliare la necessità morale di aiutare con l’effetto politico-istituzionale dell’aiuto?

5.3 “Deaths of despair” e interpretazioni causali

I lavori con Anne Case che hanno messo in luce l’aumento di mortalità per “deaths of despair” fra i bianchi americani di mezza età con basso livello di istruzione hanno avuto forte impatto pubblico e politico. La spiegazione causale proposta (declino delle opportunità economiche, disintegrazione sociale legata a lavoro e famiglia) è plausibile e potente, ma non unanimemente accettata: altri ricercatori hanno suggerito che forze non economiche (e.g. disponibilità di farmaci, pratiche di prescrizione) o questioni metodologiche possano contribuire a spiegare parte del fenomeno. In breve: il risultato empirico (aumento della mortalità) è robusto e ripetuto, mentre le interpretazioni causali restano campo di ricerca e di disputa.

5.4 Limiti più generali: equilibrio fra applicazione e teoria

Una critica ricorrente riguarda il rischio, in certi scritti divulgativi, di andare oltre la precisione che caratterizza i suoi articoli tecnici: la capacità di Deaton di produrre diagnosi ampie e stimolanti può talvolta apparire come una sintesi meno sostenuta da robusti risultati causalmente identificati. Questo non toglie valore alla provocazione intellettuale, ma pone il problema della distinzione tra affermazioni normative o interpretative e risultati empirici robusti.


6. Impatto complessivo e valore per la disciplina

Il bilancio è comunque netto: Deaton ha modernizzato strumenti e priorità dell’economia applicata. Ha spinto la disciplina a non dimenticare la qualità dei dati, la coerenza teorico-empirica e l’importanza di interrogare le grandezze aggregate a partire da comportamenti individuali. Le sue critiche metodologiche (agli RCT, ad alcuni usi dell’economia “esperta”) hanno costretto il campo a riflettere sulle sue pratiche. Per questi motivi la comunità accademica gli ha riconosciuto premi, presidenze associative (AEA) e, appunto, il Nobel.


7. Conclusione critica sintetica

Pregi fondamentali: rigore empirico, sensibilità alla misurazione, capacità di collegare microevidenza a grandi problemi di policy; contributi tecnici (AIDS) e diagnostici (consumo, povertà, mortalità) di grande solidità.

Limiti e nodi aperti: alcune sue posizioni divulgative (sull’aiuto estero, sulle implicazioni politiche) sono soggette a contestazione; le sue critiche agli RCT sollevano domande importanti ma non spengono i benefici pratici di trial ben condotti; su molte questioni causalità e meccanismi restano materia di ricerca attiva.

In sintesi: Deaton è al tempo stesso un tecnico dell’economia (metodi e modelli) e un intellettuale pubblico che interroga la disciplina sui suoi limiti normativi e metodologici. Il suo lascito non è l’ultima parola su nessun tema, ma un insieme di strumenti concettuali e una postura critica che continueranno a stimolare ricerca e dibattito.


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