Corso di neuromarketing: Le basi del neuromarketing
1. Le basi del neuromarketing
1. Introduzione
Il neuromarketing è una disciplina che si colloca all’incrocio tra marketing, psicologia cognitiva e neuroscienze. Nasce dall’esigenza di superare i limiti delle tradizionali ricerche di mercato, basate su interviste e sondaggi, che spesso non riescono a cogliere la reale dinamica dei processi decisionali del consumatore1.
Le tecniche neuroscientifiche – come la fMRI (functional Magnetic Resonance Imaging), l’EEG (elettroencefalogramma) e l’eye-tracking – permettono infatti di osservare in tempo reale le risposte cerebrali agli stimoli pubblicitari, al design di un packaging, all’usabilità di un sito web o a un’esperienza di marca.
Il valore del neuromarketing risiede dunque nella possibilità di andare “oltre le dichiarazioni”, per accedere al livello implicito, emotivo e inconscio delle scelte dei consumatori.
2. Il cervello tripartito: istinto, emozione e ragione
Una delle teorie più utilizzate a scopo didattico è quella del cervello tripartito di Paul MacLean2. Sebbene oggi sia considerata una semplificazione, mantiene un grande valore euristico per comprendere i diversi livelli di risposta agli stimoli di marketing.
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Cervello rettiliano (istintivo): governato da impulsi primari come sopravvivenza, fame, sesso, sicurezza. Risponde a messaggi semplici e diretti.Esempio: campagne che enfatizzano la protezione della famiglia o il comfort immediato (es. materassi, sistemi di sicurezza).
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Sistema limbico (emotivo): gestisce emozioni e memorie, reagisce a stimoli affettivi.Esempio: pubblicità natalizie che fanno leva su ricordi e legami familiari.
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Neocorteccia (razionale): legata a logica, linguaggio, pianificazione. Interviene per giustificare a posteriori decisioni prese su base emotiva.Esempio: confronti tra schede tecniche di smartphone, spesso usati per “razionalizzare” una scelta già guidata dal design o dal brand appeal.
📌 Secondo studi di neuromarketing, oltre il 90% delle decisioni d’acquisto è influenzato da sistemi emotivi e istintivi, e solo in un secondo momento viene razionalizzato3.
3. Neurotrasmettitori e il sistema della ricompensa
Il comportamento d’acquisto è strettamente connesso al sistema dopaminergico della ricompensa, che regola motivazione, desiderio e gratificazione.
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Dopamina: attiva l’anticipazione del piacere. Una campagna efficace stimola il desiderio già prima dell’acquisto (es. teaser trailer di un film).
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Serotonina: associata a soddisfazione e fiducia. Brand che costruiscono una relazione stabile e positiva con i clienti stimolano il rilascio di serotonina (es. Apple nella percezione di affidabilità dei suoi prodotti).
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Corteccia orbitofrontale: valuta il valore della ricompensa percepita, modulando il rapporto costi-benefici.
➡️ Un esperimento classico dimostra che anche la presentazione del prezzo influisce sull’attivazione cerebrale: vini identici, proposti con prezzi diversi, producono livelli diversi di piacere percepito nel cervello dei consumatori4.
4. Bias cognitivi e scorciatoie decisionali
Le neuroscienze del consumo confermano che il cervello ricorre a euristiche, ossia scorciatoie mentali, che possono essere sfruttate (eticamente) dal marketing.
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Bias dell’ancoraggio: il primo prezzo visto funge da punto di riferimento.Esempio: mostrare prima un prodotto costoso per far sembrare conveniente quello successivo.
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Effetto cornice (framing): la forma del messaggio cambia la percezione.Esempio: dire “95% di successi” anziché “5% di fallimenti”.
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Avversione alla perdita: le persone temono più di perdere che desiderano guadagnare.Esempio: campagne che usano claim come “Non perdere l’occasione” hanno spesso più successo di quelle incentrate solo sul guadagno.
🎯 Un marketer consapevole deve imparare a costruire messaggi che guidino le scelte senza manipolare, rispettando i principi di trasparenza e responsabilità.
5. Discussione critica
Il neuromarketing solleva questioni cruciali. Da un lato, offre strumenti potenti per comprendere il consumatore e creare esperienze più coinvolgenti ed efficaci. Dall’altro, apre interrogativi etici: fino a che punto è lecito utilizzare conoscenze sui meccanismi cerebrali per orientare le scelte?
La linea di confine tra persuasione e manipolazione non è sempre netta. Se impiegato in modo etico, il neuromarketing può migliorare l’esperienza d’acquisto, ridurre la frustrazione dell’utente e favorire decisioni più consapevoli. Se abusato, rischia di trasformarsi in uno strumento invasivo, che sfrutta le vulnerabilità cognitive delle persone5.
6. Conclusioni
Il neuromarketing rappresenta oggi un terreno fertile di ricerca e applicazione. Comprendere come il cervello reagisce a stimoli commerciali significa poter progettare messaggi più efficaci, prodotti più desiderabili e esperienze più gratificanti. Tuttavia, l’efficacia di queste tecniche deve sempre essere bilanciata da una riflessione etica e da un uso responsabile, affinché la scienza al servizio del marketing resti uno strumento di valore e non di sfruttamento.
Note
Plassmann, H., Ramsøy, T. Z., & Milosavljevic, M. "Branding the brain: A critical review and outlook." Journal of Consumer Psychology, 22(1), 2012.
MacLean, P. The Triune Brain in Evolution. Springer, 1990.
Kahneman, D. Thinking, Fast and Slow. Farrar, Straus and Giroux, 2011.
Plassmann, H. et al. "Marketing actions can modulate neural representations of experienced pleasantness." PNAS, 105(3), 2008.
Stanton, S., Sinnott-Armstrong, W., Huettel, S. "Neuromarketing: Ethical implications of its use and potential misuse." Journal of Business Ethics, 2017.
Bibliografia
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Kahneman, D. Thinking, Fast and Slow. Farrar, Straus and Giroux, 2011.
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MacLean, P. The Triune Brain in Evolution. Springer, 1990.
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Plassmann, H., Ramsøy, T. Z., & Milosavljevic, M. "Branding the brain: A critical review and outlook." Journal of Consumer Psychology, 22(1), 2012.
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Plassmann, H. et al. "Marketing actions can modulate neural representations of experienced pleasantness." PNAS, 105(3), 2008.
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Stanton, S., Sinnott-Armstrong, W., Huettel, S. "Neuromarketing: Ethical implications of its use and potential misuse." Journal of Business Ethics, 2017.
🔧 ATTIVITÀ PRATICA
Analisi di uno spot pubblicitario
- Scegli uno spot video di un brand noto (es. Apple, Coca-Cola, Nike).
- Identifica le leve cognitive (es. bias, dopamina, effetto sorpresa).
- Evidenzia le componenti emotive (musica, ritmo, storytelling).
- Analizza la struttura narrativa: come attira l’attenzione? Come costruisce il desiderio?
📝 Obiettivo: individuare quali aree del cervello vengono stimolate e perché lo spot funziona (o no).
📚 RISORSE CONSIGLIATE
- Paul Zak, Trust Factor: sul ruolo dell’ossitocina nelle relazioni tra cliente e marca.
- Antonio Damasio, L’errore di Cartesio: perché non si può decidere razionalmente senza emozioni.
- Martin Lindstrom, Buyology: esperimenti reali di neuromarketing in aziende globali.
- Kahneman & Tversky, Thinking, Fast and Slow: teoria del doppio sistema cognitivo.

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