Corso di storia dell'economia: Economia dell'età moderna

L’economia dell’età modernatrasformazioni, teorie e impatti globali (XVII–XIX secolo)
L’età moderna, compresa all’incirca tra il XVII e il XIX secolo, rappresenta un periodo di profonde trasformazioni economiche, sociali e politiche che posero le basi dell’economia capitalistica contemporanea. In questo arco di tempo, l’Europa passò da una struttura prevalentemente agricola e feudale a una società industriale e commerciale, proiettata verso una dimensione globale. Le dinamiche di produzione, distribuzione e scambio mutarono radicalmente, inaugurando un processo di modernizzazione destinato a modificare per sempre le relazioni economiche e sociali.
1. La rivoluzione commerciale e il mercantilismo
Il primo pilastro dell’economia moderna fu la cosiddetta rivoluzione commerciale, generata dalle grandi esplorazioni geografiche del XV e XVI secolo e culminata tra XVII e XVIII secolo. Le nuove rotte marittime verso le Americhe, l’Africa e l’Asia determinarono la nascita di un’economia-mondo, caratterizzata da un crescente flusso di merci, metalli preziosi e prodotti esotici verso l’Europa¹.
A sostenere tale espansione fu la dottrina del mercantilismo, la prima teoria economica coerente della modernità. Essa considerava la ricchezza di una nazione proporzionale alla quantità di metalli preziosi posseduti e promuoveva l’intervento statale nell’economia per accumulare oro e argento. Gli Stati moderni — come la Francia di Colbert o l’Inghilterra elisabettiana — adottarono politiche protezionistiche, sostenendo le esportazioni e limitando le importazioni².
Questa visione economica si accompagnò alla nascita di compagnie commerciali a capitale misto, come la Compagnia delle Indie Orientali (1600) e la Compagnia Olandese delle Indie Occidentali (1621), che gettarono le basi del capitalismo coloniale³.
2. Il capitalismo e la nascita del sistema finanziario moderno
Tra XVII e XVIII secolo, il capitalismo si affermò come sistema economico dominante. L’accumulazione di capitale, la circolazione di credito e l’espansione dei mercati divennero elementi costitutivi della nuova economia. A Londra e Amsterdam nacquero i primi mercati azionari e le banche centrali moderne, come la Banca d’Inghilterra (1694), incaricate di regolare la moneta e sostenere il debito pubblico⁴.
Le innovazioni finanziarie — dai titoli di Stato ai prestiti bancari — resero possibile il finanziamento delle imprese e la creazione di un sistema produttivo sempre più interconnesso. L’introduzione della banconota e l’unificazione monetaria nei vari regni europei semplificarono gli scambi, favorendo l’espansione del commercio internazionale⁵.
In questo contesto nacquero anche le prime corporation moderne, forme di impresa collettiva basate su quote e partecipazioni, che anticiparono le società per azioni contemporanee.
3. La rivoluzione industriale: produzione, tecnologia e lavoro
Tra XVIII e XIX secolo, la rivoluzione industriale trasformò radicalmente i processi produttivi. L’introduzione della macchina a vapore di James Watt (1769), l’uso del carbone come fonte energetica e la meccanizzazione tessile mutarono la scala e la velocità della produzione⁶.
Le fabbriche sostituirono le botteghe artigiane, segnando il passaggio dall’economia agraria alla società industriale. Si assistette a un’esplosione demografica, all’urbanizzazione e alla nascita della classe operaia, la cui condizione divenne oggetto di dibattito sociale e filosofico. Pensatori come Adam Smith e David Ricardo analizzarono i nuovi meccanismi del mercato e del lavoro, delineando i principi del liberismo economico e della mano invisibile⁷.
Parallelamente, l’aumento della produttività agricola, dovuto alla rivoluzione agricola (rotazione delle colture, uso dei fertilizzanti, enclosure acts), liberò manodopera per l’industria, chiudendo il ciclo tra agricoltura, manifattura e capitale⁸.
4. Colonialismo, globalizzazione e disuguaglianze
L’espansione coloniale tra XVII e XIX secolo fu il motore e al tempo stesso l’effetto dell’economia moderna. Le potenze europee — in particolare Inghilterra, Francia, Spagna e Olanda — crearono vasti imperi coloniali, sfruttando risorse naturali e manodopera schiavile per alimentare le proprie economie.
Il triangolo commerciale (Europa–Africa–Americhe) rappresentò uno dei sistemi più redditizi ma anche più tragici della storia economica, basato sulla tratta degli schiavi africani e sullo sfruttamento agricolo e minerario delle colonie⁹.
Tale processo di accumulazione di capitale, definito da Karl Marx come “accumulazione originaria”, costituì la premessa per lo sviluppo del capitalismo industriale e per la nascita del mercato mondiale¹⁰.
5. Conclusioni
L’economia dell’età moderna, dunque, non fu semplicemente un’evoluzione quantitativa rispetto al passato, ma un vero e proprio salto qualitativo. Essa segnò la nascita di una mentalità nuova, fondata sulla razionalità economica, sulla ricerca del profitto e sull’espansione dei mercati. Le istituzioni finanziarie, le tecnologie produttive e le politiche mercantili introdotte in questo periodo continuano a influenzare profondamente la struttura economica globale.
La modernità economica fu insieme emancipazione e sfruttamento: creò ricchezza diffusa ma anche nuove disuguaglianze, generò progresso tecnico e al tempo stesso dipendenza coloniale. Comprendere le origini dell’economia moderna significa, pertanto, comprendere la genealogia del mondo contemporaneo.
Note
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C. Cipolla, Storia economica dell’Europa preindustriale, Bologna, Il Mulino, 1994, p. 87.
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J. Appleby, Economic Thought and Ideology in Seventeenth-Century England, Princeton University Press, 1978, p. 113.
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P. Kennedy, Ascesa e declino delle grandi potenze, Milano, Garzanti, 1989, pp. 45–49.
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N. Ferguson, The Ascent of Money: A Financial History of the World, Penguin, 2008, p. 67.
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E. Schumpeter, Storia dell’analisi economica, Torino, Bollati Boringhieri, 1983, vol. I, p. 212.
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E. Hobsbawm, L’età della rivoluzione (1789–1848), Torino, Einaudi, 1962, p. 33.
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A. Smith, An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations, London, 1776, Libro I.
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M. Overton, Agricultural Revolution in England, Cambridge University Press, 1996, p. 95.
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W. Rodney, How Europe Underdeveloped Africa, London, Verso, 1972, pp. 21–28.
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K. Marx, Il Capitale, Libro I, Hamburg, 1867, cap. XXIV.
Bibliografia
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Appleby, Joyce, Economic Thought and Ideology in Seventeenth-Century England, Princeton University Press, 1978.
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Cipolla, Carlo M., Storia economica dell’Europa preindustriale, Bologna, Il Mulino, 1994.
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Ferguson, Niall, The Ascent of Money: A Financial History of the World, Penguin, 2008.
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Hobsbawm, Eric, L’età della rivoluzione (1789–1848), Torino, Einaudi, 1962.
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Kennedy, Paul, Ascesa e declino delle grandi potenze, Milano, Garzanti, 1989.
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Marx, Karl, Il Capitale, Hamburg, 1867.
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Overton, Mark, Agricultural Revolution in England: The Transformation of the Agrarian Economy 1500–1850, Cambridge University Press, 1996.
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Rodney, Walter, How Europe Underdeveloped Africa, London, Verso, 1972.
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Schumpeter, Joseph A., Storia dell’analisi economica, Torino, Bollati Boringhieri, 1983.
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Smith, Adam, An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations, London, 1776.
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