Corso di storia dell'economia: Keynesianesimo

Il Keynesianesimo
Origini, Principi e Impatto sull’Economia Contemporanea
L’elaborazione teorica del keynesianesimo segna una delle più importanti rivoluzioni nel pensiero economico del XX secolo. Nato dalle riflessioni di John Maynard Keynes durante la crisi economica globale degli anni Trenta, questo paradigma propose un superamento dell’ortodossia liberale classica e una ridefinizione del ruolo dello Stato nell’economia. Con la pubblicazione della General Theory of Employment, Interest and Money (1936)¹, Keynes contestò l’assunto secondo cui i mercati si autoregolano naturalmente verso la piena occupazione, sostenendo invece la necessità dell’intervento pubblico per correggere gli squilibri macroeconomici.
1. Il contesto storico e teorico
La Grande Depressione del 1929 rappresentò lo spartiacque che mise in crisi la fiducia nel laissez-faire. Mentre la teoria classica, erede di Adam Smith e David Ricardo, sosteneva che l’offerta generasse la propria domanda — il cosiddetto “principio di Say” — Keynes evidenziò come la carenza di domanda aggregata potesse condurre a equilibri di sotto-occupazione². L’intervento dello Stato divenne quindi essenziale per stimolare i consumi e gli investimenti, rompendo la spirale deflazionistica e restituendo dinamismo al sistema economico.
2. L’intervento pubblico e la domanda aggregata
Uno dei capisaldi del keynesianesimo è l’idea che la spesa pubblica possa supplire alla debolezza della domanda privata nei periodi di recessione. Attraverso l’aumento degli investimenti statali e una politica fiscale espansiva, lo Stato può generare un effetto moltiplicatore sulla produzione e sull’occupazione³. Questa impostazione segnò un radicale mutamento rispetto all’approccio classico, che considerava il bilancio pubblico in deficit un male da evitare. Keynes, invece, ne riconobbe la funzione anticiclica e stabilizzatrice.
Parallelamente, la politica monetaria — affidata alle banche centrali — divenne uno strumento per regolare i tassi d’interesse e incentivare gli investimenti. Tuttavia, Keynes avvertì che in certe condizioni, come la cosiddetta trappola della liquidità, la politica monetaria poteva risultare inefficace: in tali contesti, gli operatori preferiscono detenere moneta piuttosto che investirla, rendendo necessaria un’azione fiscale diretta⁴.
3. Il mercato del lavoro e la rigidità dei salari
Un altro aspetto innovativo della teoria keynesiana riguarda il mercato del lavoro. Keynes rigettò l’idea classica secondo cui la disoccupazione deriverebbe da salari troppo elevati. Egli dimostrò che i salari e i prezzi non si adeguano immediatamente alle fluttuazioni della domanda, e che la riduzione dei salari reali non comporta necessariamente un aumento dell’occupazione⁵. La disoccupazione involontaria, quindi, è un fenomeno strutturale del capitalismo che può essere attenuato solo da politiche di stimolo pubblico.
4. L’eredità keynesiana e le politiche del dopoguerra
Il secondo dopoguerra vide l’affermazione del modello keynesiano come architrave delle politiche economiche occidentali. I governi, in particolare quelli statunitensi ed europei, adottarono strategie di intervento pubblico e di pianificazione economica che diedero vita a quella che molti economisti hanno definito “l’età dell’oro del capitalismo”⁶. L’adozione del modello di welfare state e la diffusione delle politiche di piena occupazione rappresentarono una traduzione concreta dei principi keynesiani.
Tuttavia, a partire dagli anni Settanta, con la crisi petrolifera e l’emergere del fenomeno della stagflazione (inflazione e disoccupazione simultanee), il keynesianesimo fu sottoposto a critiche severe da parte delle nuove scuole di pensiero, in particolare dei monetaristi e dei teorici dell’offerta⁷. Ciò nonostante, molti concetti keynesiani — come la gestione della domanda e il ruolo dello Stato come garante di stabilità macroeconomica — rimangono oggi centrali nei dibattiti di politica economica, specialmente in tempi di crisi come quella del 2008 o quella pandemica del 2020.
5. Attualità del pensiero keynesiano
Il keynesianesimo continua a costituire un punto di riferimento per l’analisi delle crisi contemporanee e per la riflessione sulle politiche pubbliche. La recente stagione di politiche espansive, come il Next Generation EU in Europa e gli stimoli fiscali negli Stati Uniti, riflettono il ritorno a un approccio keynesiano “rivisitato”, che unisce spesa pubblica, investimenti verdi e attenzione alla sostenibilità sociale ed ecologica⁸.
Conclusione
Il pensiero di Keynes ha segnato una svolta epocale nella scienza economica, ponendo le basi per la moderna macroeconomia e ridefinendo i rapporti tra Stato, mercato e società. Seppur criticato e adattato, il suo lascito intellettuale continua a fornire strumenti interpretativi fondamentali per comprendere le dinamiche economiche globali e per immaginare un’economia più stabile, inclusiva e sostenibile.
Note
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Keynes, J. M., The General Theory of Employment, Interest and Money, London: Macmillan, 1936.
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Schumpeter, J. A., History of Economic Analysis, New York: Oxford University Press, 1954.
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Samuelson, P. A., Economics: An Introductory Analysis, New York: McGraw-Hill, 1948.
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Hicks, J. R., “Mr. Keynes and the ‘Classics’: A Suggested Interpretation”, Econometrica, vol. 5, n. 2, 1937.
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Modigliani, F., “Liquidity Preference and the Theory of Interest and Money”, Econometrica, vol. 12, 1944.
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Hobsbawm, E., The Age of Extremes: The Short Twentieth Century, 1914–1991, London: Abacus, 1994.
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Friedman, M., The Role of Monetary Policy, American Economic Review, vol. 58, 1968.
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Krugman, P., End This Depression Now!, New York: W. W. Norton & Company, 2012.
Bibliografia
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Friedman, M. The Role of Monetary Policy. American Economic Review, vol. 58, 1968.
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Hicks, J. R. “Mr. Keynes and the ‘Classics’: A Suggested Interpretation”. Econometrica, vol. 5, n. 2, 1937.
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Hobsbawm, E. The Age of Extremes: The Short Twentieth Century, 1914–1991. London: Abacus, 1994.
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Keynes, J. M. The General Theory of Employment, Interest and Money. London: Macmillan, 1936.
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Krugman, P. End This Depression Now!. New York: W. W. Norton & Company, 2012.
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Modigliani, F. “Liquidity Preference and the Theory of Interest and Money”. Econometrica, vol. 12, 1944.
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Samuelson, P. A. Economics: An Introductory Analysis. New York: McGraw-Hill, 1948.
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Schumpeter, J. A. History of Economic Analysis. New York: Oxford University Press, 1954.
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